Le ricerche

(di Gian Guido Zurli e Edoardo Fregoso)

 

Nascita del progetto


La storia di Sofia Pescatori, l’ultima avvelenatrice giustiziata in Italia, è stata dimenticata da più di un secolo e si è presentata casualmente sotto i miei occhi nel corso della pre-produzione del filmDéjà-Vu: DOPPELGANGER Capitolo Finale. In quel periodo ero alla ricerca di documenti originali della prima metà dell’Ottocento da riprodurre per essere mostrati all’interno del film in cui una infanticida, condannata a morte, era stata incastrata da una misteriosa società segreta. La ricerca di documenti di questo tipo, presso l’Archivio di Stato di Parma, ha portato alla luce la vicenda di Sofia Pescatori, giunta fino a noi grazie ad alcune relazioni delle forze dell’ordine dell’epoca e ad un estratto della Sentenza contenuta nel gridario. La storia di Sofia Pescatori, al di là della realizzazione di falsi storici per uso scenico, mi ha immediatamente appassionato e ho continuato nelle ricerche, nonostante lo scopo iniziale fosse esaurito.

Lo studio della vicenda si è mostrato subito difficoltoso a causa dell’impossibilità di reperire il fascicolo del processo a Sofia Pescatori. Il fondo “Tribunale Supremo di Revisione del Ducato di Parma e Piacenza” dell’Archivio di Stato di Parma, è stato per lungo tempo, e lo è tutt’ora, inaccessibile al pubblico, a causa degli spostamenti di questo materiale in diversi depositi nel corso degli anni.
Iniziando a frequentare diversi archivi e biblioteche alla ricerca di informazioni alternative al fascicolo processuale e nel corso di una visita alla Biblioteca di Deputazione di Storia Patria per le Provincie Parmensi, ho avuto modo di conoscere il Prof. Edoardo Fregoso, storico del Diritto ed esperto della legislazione Ducale Parmense all’epoca dei fatti in cui era coinvolta Sofia Pescatori. Il Prof. Fregoso si è subito appassionato alla vicenda e assieme abbiamo deciso di proseguire insieme le ricerche per realizzare un volume divulgativo sul caso dell’ultima avvelenatrice giustiziata in Italia, per trarne in seguito anche una sceneggiatura ed una trasposizione cinematografica.

Le ricerche


Data l’impossibilità di rinvenire in tempi brevi il fascicolo processuale del 1840, abbiamo iniziato ad approfondire ogni aspetto collaterale della storia. Il primo passo è stato quello di indagare sulle origini e la composizione dell’intera famiglia Pescatori tramite documenti dello Stato Civile, Censimenti ed archivi parrocchiali; uno studio che ha portato non solo ad una approfondita conoscenza delle origini della famiglia, ma anche alla realizzazione di un complesso albero genealogico che parte dagli inizi del XVIII secolo, fino ad arrivare al 1940 (anno di morte dell’ultimo discendente individuato nel corso delle ricerche).

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Il secondo passo è stato quello di ricostruire tutti i movimenti economici del padre della protagonista della storia il quale, in quanto possidente, ha lasciato numerose tracce di sé nell’Archivio Notarile Distrettuale di Parma, dove abbiamo recuperato una ventina di atti inerenti ad affari, compravendite e debiti che hanno reso possibile rispondere a diverse domande, tra cui: perché la famiglia si trasferì dalla città in campagna attorno agli anni trenta del XIX secolo? Quando avvenne? Che fine fecero in seguito al delitto commesso da Sofia Pescatori?
Incrociando i dati economici, gli spostamenti della famiglia e soprattutto le loro origini tramite atti di matrimonio e battesimi, sono emerse anche delle conoscenze, nel passato della famiglia, con uno degli uomini più potenti del XVIII secolo, il Viceré di Sicilia Sforza Fogliani.

Le ricerche hanno portato inoltre all’interno dell’Archivio Storico Comunale di Noceto, l’ultimo comune di residenza di Sofia Pescatori. Spulciando tra le polverose carte, anche in questo caso, non è stato possibile ottenere dettagli sul crimine, ma sono emersi moltissimi documenti interessanti che hanno contribuito a delineare un quadro molto preciso del carattere della famiglia Pescatori. La scoperta più interessante è stato il ritrovamento delle carte relative ai provvedimenti per malcostume emessi nei confronti di Sofia Pescatori e del suo amante Carlo Pastori, un anno prima del delitto.
Una serie di strane coincidenze ed omonimie, hanno portato inoltre alla luce l’ipotesi della nascita di una bambina da parte dei due amanti; fatto che risulta totalmente inedito nei documenti ufficiali dell’epoca.

Le ricerche non si sono concentrate soltanto sui protagonisti della vicenda, ma anche su personaggi collaterali, tra cui i magistrati e i medici che hanno esaminato Sofia Pescatori nella speranza di salvarle la vita facendola passare come pazza. Il primo medico che eseguì una visita sulla Pescatori fu il frenologo Timoteo Riboli. Le sue conclusioni, pur non avendo alcuna valenza scientifica al giorno d’oggi, hanno comunque aiutato a ricostruire altri elementi interessanti.

Abbiamo inoltre passato in rassegna il voluminoso archivio della Confraternita di San Giovanni Decollato che aveva il compito di occuparsi dei condannati a morte nelle ultime ore della loro vita e custodito presso l’Archivio di Stato di Parma. All’interno di queste carte abbiamo ritrovato documenti interessanti relativi a Sofia Pescatori e a tanti altri condannati a morte. Documenti che hanno permesso di ricostruire le sue ultime ore di vita nei minimi dettagli, affiancandoli con diversi libri del XVIII e XIX secolo che istruivano i confortatori. Questi testi ci hanno permesso di ricostruire verosimilmente i dialoghi descritti nell’ultima parte del libro.
Abbiamo inoltre condotto anche uno studio sul boia del Ducato di Parma che ha fornito una chiara visione sul metodo utilizzato per impiccare i condannati a morte in Italia, molto diverso dall’idea moderna rappresentata in numerosi film.
Oltre all’esame di documenti d’archivio e manoscritti, sono stati consultati ed esaminati anche un centinaio tra libri ed altri tipi di pubblicazioni che hanno permesso di ricostruire la vita di persone comuni nella prima metà del XIX secolo.

La svolta: il ritrovamento del fascicolo processuale


Un anno dopo l’inizio di queste ricerche, ci siamo ritrovati ad un punto morto. Se ormai era chiaro come la storia aveva avuto inizio e come si era conclusa, avevamo ritrovato soltanto pochissimi documenti che parlavano del delitto, del venefizio commesso da Sofia Pescatori sulla bambina Virginia Redegonda Pastori. Quello che mancava era proprio il cuore della vicenda.
Grazie ad una serie di felici circostanze, tra cui la disponibilità dei funzionari dell’Archivio di Stato di Parma e l’allestimento e riordino di un nuovo deposito di tutti i documenti non consultabili dal dopoguerra, siamo riusciti a mettere mano il 22 marzo 2017 all’intero fascicolo del processo a Sofia Pescatori, potendo così accedere in anteprima all’intero fondo Tribunale. Tramite un codice trovato fortuitamente, chiamato dagli addetti dell’Archivio di Stato “numerazione Ferraris” e riferito ai processi celebrati davanti al Tribunale Supremo di Revisione nel Dicembre 1840, è stato possibile ritrovare la busta contenente i processi del mese di Agosto dello stesso anno che verosimilmente doveva contenere anche quello contro Sofia Pescatori e così è stato.

Il fascicolo era custodito all’interno di un faldone di carta sottile di epoca successiva, con scritto a mano “Tribunale Supremo di Revisione Stati Parmensi” / “Cassazione Mese di Agosto 1840” e con un numero progressivo 2317. Il faldone era legato con spago a cui era apposta un’etichetta di archiviazione 10-205-4. Una volta aperto il faldone, si è presentato ai nostri occhi il fascicolo processuale contenente 441 facciate fronte/retro manoscritte e miste a stampa.
Nel corso delle ricerche abbiamo riprodotto fotograficamente i documenti più importanti e poi li abbiamo trascritti dalla forma originale manoscritta a quella dattiloscritta. Abbiamo effettuato lo stesso lavoro anche sul fascicolo processuale ed è durato quindici giorni, ottenendo un testo di 72.955 parole che ci ha permesso non solo di ricostruire i fatti inerenti all’avvelenamento commesso da Sofia Pescatori, ma anche di ottenere conferme sul carattere e sulle abitudini della protagonista, nonché dei personaggi più importanti della vicenda.
Il 90% dei dialoghi presenti nel libro “La scandalosa tresca” sono tutti veri e ricavati grazie al fascicolo processuale a lungo cercato.

La realizzazione del libro


Terminata la trascrizione del processo, abbiamo preso in esame ogni singolo evento narrato, analizzando le dichiarazioni dei personaggi e ricostruendo per ciascuno una personalità da descrivere in ambito narrativo. Grazie ai resoconti meteorologici pubblicati dalla Gazzetta di Parma tra il 1839 ed il 1840, ci è stato possibile ricostruire e descrivere con precisione l’ambientazione circostante, grazie anche a numerose visite che abbiamo effettuato sul luogo del delitto, il Palazzo del Mariano a Borghetto di Noceto, all’epoca di proprietà della famiglia Pescatori. Abbiamo quindi riassunto ed ordinato cronologicamente tutti i fatti narrati nelle pagine del processo, incrociandoli con i dati che avevamo raccolto nell’anno precedente di ricerche. Sono state prese in considerazione ipotesi alternative che non hanno fatto altro che confermare la realtà storica degli avvenimenti.
Infine il 19 maggio 2017 abbiamo iniziato la stesura del libro, utilizzando uno stile narrativo di tipo divulgativo, ma con la stessa attenzione che si riserverebbe ad un lavoro scientifico. Ci siamo avvalsi anche di collaborazioni esterne che hanno reso possibile la presenza di una ricca appendice in cui compare il profilo criminologico di Sofia Pescatori, scritto dalla criminologa Dr.ssa Manuela Marchetti, uno studio sulle “Confraternite della Buona Morte” di Stefano Torselli ed una relazione medico legale effettuata sui verbali di tre autopsie di giustiziati a Parma tra il 1837 ed il 1843, a cura della Prof.ssa Rossana Cecchi, direttore dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Parma.
La bozza finale del libro è stata ultimata il 30 novembre 2017.

L’iconografia e la ricostruzione del volto di Sofia Pescatori


Ci siamo impegnati fin dall’inizio a reperire immagini inerenti alla storia di Sofia Pescatori. Poiché la protagonista della vicenda muore soltanto un anno dopo l’invenzione del dagherrotipo, la ricerca si è rivelata molto difficoltosa. Le prime fotografie storiche scattate nel parmense sono ascrivibili ad alcuni anni successivi agli eventi. Non esistono disegni di stampe popolari che raccontino la vicenda; anche se già presenti in altri paesi come Gran Bretagna e Francia, in Italia erano ancora sconosciute. Ci siamo quindi indirizzati sulle fotografie più antiche della città, scovando gli angoli narrati nel libro. Abbiamo ritrovato anche le ultime fotografie della villa storica del Palazzo del Mariano di Borghetto, abbattuta all’inizio degli anni ’70 del Novecento e sostituita con una costruzione moderna di simili dimensioni. Abbiamo scattato diverse fotografie alla casa contadina di fianco alla villa padronale, teatro dell’omicidio e tutt’ora in piedi. All’interno del fascicolo processuale è stata ritrovata anche una piantina proprio di quell’edificio.
Le immagini ascrivibili a determinati eventi della storia di Sofia Pescatori sono identificabili con dei documenti: il precetto di buongoverno firmato dalla protagonista che promette (e non mantiene) di non avere più alcuna relazione con il suo amante Carlo Pastori, la copertina del fascicolo del processo, la grida e il foglio volante in cui si annuncia l’esecuzione della sentenza di morte.
Un’interpretazione visiva delle ultime ore di vita di Sofia Pescatori e del metodo di esecuzione ci è stata fornita da cinque acquerelli bolognesi della fine del XVIII secolo, in cui viene mostrata una confraternita ed un esecutore di giustizia all’opera su uno dei primi patrioti italiani. Grazie alla conferma ottenuta da alcuni testi ottocenteschi che raccontano la vicenda dipinta negli acquerelli, ci è stato possibile identificare la figura del boia con quella del padre dell’esecutore di giustizia di Parma.
Non essendo conosciuta alcuna fotografia o ritratto di Sofia Pescatori o di qualsiasi altro membro della sua famiglia, grazie alle accurate descrizioni della ragazza presenti nel fascicolo processuale e grazie alle annotazioni del frenologo Timoteo Riboli che descrisse minuziosamente il cranio dell’omicida, abbiamo effettuato una ricostruzione al computer del volto di Sofia Pescatori. Affidandoci ad un software in fase di sperimentazione, Adobe Fuse, nato per creare personaggi in 3D ed in grado di personalizzare qualsiasi caratteristica fisica, siamo riusciti ad ottenere un ritratto verosimilmente molto vicino alla realtà.


Il progetto continua


Con la pubblicazione del libro “La scandalosa tresca” il progetto non finisce qui. Questo sito Internet raccoglierà notizie, approfondimenti ed aggiornamenti sia su questo caso, sia su altre storie criminali antiche. La nostra volontà è quella di realizzare una sceneggiatura in tempi brevi tratta dal libro, per arrivare a realizzare un prodotto cinematografico.